La Macchina di Santa Rosa



Per le vie della città di Viterbo. il tre settembre di ogni anno, si rinnova l'antica usanza per la quale le autorità cittadine, insieme al clero, si recavano a rendere omaggio alla Santa patrona, così come stabilito con una delibera risalente al 1512 dal Consiglio dei Quaranta.

I Facchini


Il rito celebra il ricordo del trasferimento del corpo di Santa Rosa (1258) dalla chiesetta di Santa Maria del Poggio a quella di San Damiano, oggi Santuario.
L’immensa statua, chiamata "Macchina" è un campanile alto 28 metri del peso di circa 52 quintali. Questa mole illuminata, che rasenta le facciate di case e palazzi e supera con la sua altezza i tetti, riverbera con le sue mille fiammelle le strade buie della città.
Incede quasi a passo di danza sulle spalle di 100 uomini, chiamati Facchini di Santa Rosa, vestiti di bianco con una cintura rossa in vita.

La Macchina chiamata Ali di Luce


Da sempre gli uomini che portano, a spalla, la Macchina S. Rosa sono stati chiamati i Facchini di S. Rosa, ad indicare, in ossequio all'originale significato che la parola "facchino" ebbe, sicuramente elogiativo e di ammirazione; indicava infatti persone dotate di straordinaria energia fisica. Quindi facchino era sinonimo di uomo possente, robusto, tenace,resistente alla fatica: persona dotata di eccezionale forza e resistenza.

I Facchini


I facchini, protagonisti di questa immensa impresa, dove si intrecciano sforzo fisico e profonda fede, poco prima della partenza, nel corco di una suggestiva cerimonia, ricevono dal Vescovo della Città, la benedizione in articulo mortis, a testimonianza della dificoltà dell'impresa.


La Macchina chiamata Volo d'Angeli


La processione si svolge attraverso 5 tappe, dalla antica Porta Romana per raggiungere, dopo un percorso di circa un chilometro e mezzo, il sagrato della Basilica dedicata alla Santa Patrona di Viterbo.