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Segesta, a cura di Rita Giorgi

Un passaggio nella storia

A dominio di una splendida valle, dove le dolci colline accolgono le innumerevoli tonalità di verde con i colori ocra e rosso bruno di una fertile terra, si alza il Monte Barbaro che ancora ospita la fiera Segesta. Ci si arrampica per quasi due chilometri rifiutando la comoda navetta per essere partecipi dei reperti che via via lungo il cammino si incontrano. Le sue origini mitiche e le sue vicende storiche sono da noi conosciute a grandi linee, grazie ai racconti di antichi scrittori, tra i quali spicca lo storico siciliano di lingua greca Diodoro Silvio. Le ricerche archeologiche molto hanno contribuito alla conoscenza sulla origine della Città, tuttavia molti punti rimangono ancora oscuri. Tucidite ci narra che dopo la guerra di Troia, i Frigi profughi, che presero il nome di Elimi, sarebbero venuti in Sicilia ed avrebbero fondato Segesta ed Erice. Sia Apollodoro che Strabone vogliono Segesta fondata da Egesto. Anche Virgilio cita Segesta e ne attribuisce, rifacendosi ad antichi miti, ad Enea la fondazione. Se ci affidiamo al mito, l'origine della città dunque, sarebbe troiana. Segesta, città intrisa di cultura greca, diviene ben presto una delle principali città del bacino del Mediterraneo di influenza ellenistica e nel V secolo a. c., è la più grande rivale di Salinunte. Datato tra il 485 o 484 a.c., un primo documento epigrafico che non solo attesta l'attività politica e militare della Città, ma sancisce l'amicizia e l'alleanza della città con Atene, che trova in Segesta un punto di smistamento commerciale privilegiato oltre che un referente politico. Dal 416 a.c. al 276 a.c., fu impeganta in sanguinose lotte e devastazioni. Fino a che nel 262 a.c., con gli inizi della Prima Guerra Punica, passò volontariamente ai Romani, dai quali, in seguito alla sconfitta di Cartagine, ebbe lo status di città "libera ed immunis". I secoli successivi non registrano avvenimenti degni di nota, fino a che la Sicilia ed anche Segesta, non furono prede delle invasioni barbariche ad opera del Vandali e Ostrogoti e poi, dopo la parentesi della occupazione bizantina (535 d.c.) della conquista araba.



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